Le slippahs tornano a casa

Siamo a Newark, stiamo per imbarcarci sul volo di ritorno. È stato tutto bellissimo.

Da slippahs in Central Park (NYC)

Anche se non siamo più sulle spiagge è ancora (anche se per poco) slippah time! Siamo qui.

Aloha, Hawai'i

Oggi è l'ultimo giorno a Oahu e l'ultimo alle Hawaii, nel pomeriggio partiremo per NYC.

Siamo emozionati all'idea di andare a New York, ma molto tristi all'idea di lasciare le isole.
E' stato un viaggio stupendo che ci ha permesso non solo di vedere posti bellissimi, ma anche di conoscere una realtà, una popolazione, uno stile di vita molto lontani dai nostri e meravigliosamente affascinanti.
E' difficile spiegare in poche parole perchè le Hawaii e la sua gente siano così affascinanti, è un insieme di piccole cose, dai ritmi rilassati (molte macchine hanno sul paraurti l'adesivo: "SLOW DOWN. This is not mainland", rallenta, qui non siamo in continente), alle tante piccole cortesie quotidiane (ho chiesto a un gruppo di surfisti se sapevano dirmi dove comprare una bottiglia d'acqua e loro me ne hanno lanciata una dal loro enorme frigo, commentando: "Enjoy, brah!"), al rapporto di amore profondo e viscerale che hanno con la natura e soprattutto con il mare.
A dir la verità basta una sola parola per spiegare tutto questo: ALOHA, ma bisogna conoscere le Hawaii per capire cosa realmente ALOHA significhi.

Mahalo Hawai'i, grazie per tutto quello che ci avete regalato.

Sulle tracce di Obama

Si dice che Obama quando era bambino passasse intere giornate a Sandy beach, sulla costa sud-est di Oahu e tuttora, quando viene sull'isola, non perde l'occasione per tornanarci.

Oggi verificheremo se Mr.Obama ha ragione, andiamo infatti alla scorperta delle spiagge della costa di windward (ormai abbiamo imparato!) di Oahu fino alla famosa North Shore, passando per Sandy beach.
La prima sosta è ad Hanauma Bay, una riserva naturale che si trova in una baia con una forma di 3/4 di cerchio pressoché perfetta. Hanauma bay è nata dal crollo della parete di un vulcano verso il mare. lasciando esposto, appunto, il cratere circolare, sul cui fondo, nei millenni, si è formata una bellissima barriera corallina.
Ci eravano già stati l'anno scorso e lo snorkeling era stato stupendo, avevamo infatti visto lì la nostra prima honu (tartaruga). Quando arriviamo alla spiaggia il parcheggio è chiuso. Per preservare la baia infatti gli ingressi sono regolamentati. Dobbiamo rinunciare (torneremo verso sera) e proseguire.
Passiamo da Sandy beach, è bellissima ma inavvicinabile, le onde e le correnti sono tremende, il paradiso dei surfisti, l'incubo dei beachgoers (bagnanti mi faceva vecchio, preferisco il termine americano!!!).
La spiaggia successiva è La'ie, molto bella, sabbia bianchissima, acqua ideale per il primo bagnetto della giornata. Appena fuori dall'acqua però tempo di asciugare un po' il costume e fuggiamo perché un piccolo ma rumoroso gruppo di romani ha deciso che quella spiaggia era il luogo ideale per una conference call con tutti i relativi parenti...
Sunset beach, come dice il nome stesso, è quella da cui si gode il miglior tramonto. E' bellissima ma non molto frequentata salvo dalle comitive di giapponesi che vengono scaricati qui, il tempo di un centinaio di foto e poi di nuovo tutti sul pullmino che li porta alla prossima tappa.
In direzione della prossima spiaggia capitiamo per caso su una spiaggetta non indicata se nessuna guida.
Vediamo una piccola folla sulla spiaggia e capiamo subito: honu!
Scendiamo sulla spiaggia e ci sono 4 o 5 tartarughe che sonnecchiano sulla spiaggia, altrettante in acqua che gironzolano vicino alla riva.
Entriamo in acqua e le honu, come se fossero curiose, si avvicinano dandoti ognitanto un colpetto di pinna sulla gamba.
E' bellissimo!
Dopo Sunset ci fermiamo a Pupu'kea, spiaggia non ce n'è ma la lava ha formato una specie di frangiflutti, dando origine a una enorme piscina naturale dove l'acqua è calmissima, limpida e bassa, le condizioni sono ideali e infatti facciamo uno snorkeling FANTASTICO!
Più avanti arriviamo a Waimea, dove in inverno ci sono le onde che hanno reso North Shore famosa in tutto il mondo. In estate è una spiaggia molto più tranquilla, pochi turisti, bell'acqua anche se fredda e uno scoglio da cui si tuffano i soliti impavidi ragazzotti del posto.

Il ritorno lo facciamo nell'entroterra, attraversando le piantagioni di ananas della Dole (le più grandi del mondo) e torniamo a Hanauma bay.


(Le sterminate piantagioni di ananas Dole)

Prepariamo maschera e pinne e in tutta fretta ci buttiamo a snorkelare. L'acqua è molto torbida e non si vedono moltissimi amici pinnati, andiamo alla ricerca di qualche honu con cui nuotare ma non ce ne sono.
Peccato, Hanauma non è stata molto generosa con noi.

Ci cambiamo in macchina nel parcheggio e di corsa a cena in un posto che l'anno scorso ci è piaciuto un sacco e che quest'anno non deluderà le nostre aspettative: Ono Hawaiian Food.

Italiens

Waikiki è fastidiosamente infestata di italiani. Si comportano come se fossero in vacanza a Riccione, escono dall'albergo e vanno in spiaggia con: materassino verde fluo (già gonfiato), ciambellone da un metro rosa fluo (già gonfiato) cuscino per la testa giallo fluo (già gonfiato); due o più sdraio pieghevoli (a volte le portano già aperte), stuoini in cannetta arrotolati, asciugamani da 3 metri quadri l'uno, otto tipi diversi di creme solari, ombrellone e, naturalmente, gazzetta dello sport che si sono portati dall'italia.
L'italiano a waikiki rientra generalmente in una di questre tre categorie:
1) Le coppie in viaggio di nozze. Arrivano in spiaggia tardino (al mattino hanno da espletare i doveri coniugali...) lui boxer aderente, lei costume con perizoma o comunque con slip ridottissimo, non sapendo che per gli americani è fuori luogo, quasi offensivo, vestirsi così in spiaggia. Entrambi hanno enormi occhiali da sole marchiati D&G, Gucci, o peggio i Carrera replica di Al Pacino in Scarface. fanno lunghe passeggiate sulla spiaggia, romantici bagni avvinghiati, e verso mezzogiorno se ne vanno per rinchiudersi in camera.
Non si spostano mai da Waikiki e al ritorno racconteranno agli amici che "le Hawaii sono stupende"
2) I trombatori, incredibile ma vero anche alle Hawai'i c'è l'italiano che viene per cuccare. Si muovono in branchi di 4 o 5 esemplari, indossano slip Speedo (vedi sopra i discorso sul buon gusto...) o peggio costume tipo Borat (giuro, visto di persona, unica attenuante, la parte bassa era a pantaloncino e non a reggipalle), hanno superato la trentina ma hanno fisici scolpiti, si danno di gomito ogni volta che passa qualche americana sopra la soglia della decenza, discutono tutto il giorno su dove andare a "pasturare" alla sera, dove c'è "movimento", etc. Fumano in spiaggia (altra GRANDISSIMA maleducazione) e mangiano solo ed esclusivamente nei (pessimi) ristoranti italiani di Waikiki.
3) Gli improbabili, quelli che non ti spieghi come gli sia venuto in mente di venire fin qui. Un esempio su tutti: bresciano, sosia di Alvaro Vitali, dopo il bagno si è arrotola il boxer color kaki tipo pannolone da incontinente, gira la visiera del cappellino "I LOVE Disneyland" al contrario e sta un'ora in piedi a prendere il sole con quello schifo di coso arrotolato attorno al pacco. Credo che anche il lifeguard volesse andare a dirgli qualcosa, ha rinunciato quando ha capito che era italiano...

A cena dal ciccione

Oggi giornata totalmente dedicata alla cura dell'abbronzatura, la punta massima di attività fisica è stata spostarsi dalla spiaggia alla piscina dell'albergo.
Alla sera siamo andati a cena in un altro dei buchi nel muro che tanto ci piacciono: Fatty's Chinese Kitchen, dove, come dice la lonely planet, "si mangia a uno schizzo di unto dal cuoco".

Due combo platter con generose porzioni di maiale in agrodolce, gamberi in pastella con ananas e tagliolini saltati con verdure, tre coche, il tutto per 14 dollahs!



Da slippahs on Waikiki beach

Eccoci sulla famosissima e iperturistica spiaggia di Waikiki.
Con le dovute proporzioni, Waikiki è una specie di Las Vegas sul mare.
Grandi alberghi con piscina, negozi delle grandi marche (Tiffany, Gucci, Ferrari Store, etc.) donne messe giù da gara, limo e una marea di ristoranti, locali e attrazioni, fatte apposta per sfilare soldi ai turisti.
La differenza fondamentale è che qui non ci sono i casinò. Le Hawaii, sono l'unico stato insieme allo Utah in cui è vietato il gioco d'azzardo.

Qui il mare è praticamente una piscina ma, complice anche il fatto che è il weekend, c'è una folla non indifferente che ci fa rimpiangere le spiagge praticamente deserte di Maui e, soprattutto Kaua'i

The big Kahuna

Waikiki beach, la statua di Duke, l'eroe nazionale a cui i surfisti offrono lei (collane di fiori) per ingraziarsi il mare.

Arrivo a Oahu

Siamo appena arrivati a Oahu dopo 4 splendidi giorni a Kaua'i, sicuramente la più affascinante delle isole viste finora. Niente connessione internet nell'albergo di Kaua'i quindi niente post negli scorsi giorni, ma recupereremo presto!

Come perdersi alle Hawai'i

A volte gli hawaiiani ci si mettono proprio per complicare la vita ai forestieri.
Alle Hawaii, infatti, non ti parlano di costa est e costa ovest ma di costa sopravento (windward) e costa sottovento (leeward) tendenzialmente la costa est è quella sopravento ma a volte è la costa est-nordest e quindi sottovento è quella ovest-sudovest. Insomma bisogna conoscere come è esposta ai venti un'isola per sapere di quale direzione vi stanno parlando.
Se questo vi sembra un casino immaginatevi che a Kaua'i se chiedete indicazioni non vi diranno gira a destra o gira a sinistra ma gira mauka, cioè verso la montagna, ovvero verso l'entroterra, oppure gira makai, ovvero verso la costa.

Sicuramente un GPS aiuta, ma se è vero che per conoscere veramente un posto ti ci devi perdere...

Kalala'u Trail e tanta acqua

Altro diluvio durante la notte e oggi tempo bruttino, il programma prevede le spiaggie della costa nord e un trail di circa un ora andata e un'ora ritorno sul Kalala'u trail, che partendo da Ke'e all'estremo nord dell'isola porta sulla meravigliosa Na Pali coast.

La Na Pali coast (na pali in hawaiiano siglifica semplicemente "le scogliere") è quella che appare in qualsiasi ripresa di qualsiasi film a rappresentare natura selvaggia e incontaminata. è di una bellezza difficile da spiegare e domani abbiamo in programma, tempo permettendo, di fare una escursione in barca per vedere la scogliera dal mare. Vi sono infatti solo due modi per vedere la na pali coast, dal mare oppure con il Kalala'u trail che nella sua completezza richiede circa 10 ore di cammino andata e 10 ritorno. Non fa per noi ma almeno la prima parte vogliamo farla.

Parcheggiamo la macchina, scarpe da trekking ai piedi, scorta di acqua e k-way nello zaino e partiamo.
Dopo pochi metri cominciano le prime difficoltà: la pioggia della notte ha reso il trail molto scivoloso e si procede lentamente.
Dopo i primi duecento metri relativamente semplici anche se fangosi inizia la parte di rocce (scivolose).
Dopo qualche minuto inizia a piovere.
Con la pioggia arrivano anche delle invisibile quanto bast..de zanzare hawaiiane.
Nonostante tutto però non ci arrendiamo, il trail è molto bello e quando dalla selvaggia foresta tropicale ci si affaccia sul mare lo spettacolo è grandioso.
Dopo circa quaranta minuti di cammino ci troviamo apparentemente a un punto morto: un fiumiciattolo ha invaso il sentiero, porcediamo sulle poche rocce che sporgono dall'acqua e riusciamo a passare dall'altra parte.
Procediamo per un'altra mezz'ora e quando finalmente incontriamo altri trekker chiediamo quanto manca alla spiaggia che segna l'arrivo del primo tratto del trail.
Ci dicono che manca ancora più di un'ora e che il sentiero da li' in poi peggiora ulteriormente, oltre al fatto che per arrivare alla spiaggia bisogna attraversare un fiume che con le piogge della notte è diventato un torrente ed è molto pericoloso.
OK, Kalala'u, hai vinto tu, torniamo indietro.


(Il trail viscido, a tratti invaso dall'acqua)


(Il "sentiero" con qualche roccia qua e là)

Appena rientrati a Ke'e ci buttiamo in acqua per toglierci di dosso il fango, la pioggia e la fatica del trail.


(Da slippah on Ke'e beach)

Dopo Ke'e beach ci spostiamo a Ha'ena Park, altra spiaggia stupenda ma ce la godiamo poco a causa della pioggerellina e del mare mosso.
Ci spostiamo allora a Queen's bath una piscina naturale nella lava che viene alimentata dall'alta marea e dalle onde, uno spettacolo unico, ma per arrivarci ci tocca un'altro quarto d'ora di camminata nel fango!


(Queen's bath)

Siamo distrutti e abbastanza demoralizzati dalla brutta giornata e ce ne torniamo in albergo.

Il buco nel muro

Hole in the wall, buco nel muro, così definiscono gli americani quei ristoranti che sono in realtà poco più di una vetrina e un bancone, dove mangiare gomito a gomito con gli altri clienti, qualcosa di simile alle nostre pizzerie take away che a volte hanno qualche sgabello su cui mangiare un trancio di pizza faccia al muro.
Anche se non piccolissimo, Hamura Saimin a Kaua'i è il perfetto esempio di hole in the wall: un unico piatto, il Saimin (una zuppa di noodles con carne e verdure), servizio più che sbrigativo, cameriere simpatiche come un tappo di ferrarelle nelle mutande e un unico bancone lungo e basso su cui socializzare con gli altri clienti.
Una vera istituzione di Kaua'i. STUPENDO!



Kaua'i (2)

Ha piovuto tutta notte, piovere non è il termine giusto, diciamo che sono scese secchiate d'acqua. Sperando di trovare tempo migliore ci dirigiamo a sud, dove la costa è solitamente più riparata e il tempo più soleggiato.

Per tutta la giornata si alterneranno sole, nuvole e pioggerellina che non ci faranno gustare appieno le spiagge.
Iniziamo da Salt Pond, una specie di piscina di mare anticamente usata per la raccolta di sale, poi Poipu Sheraton Beach, molto bella ma rovinata dall'opprimente struttura dello Sheraton retrostante e Poipu beach park.
Quest'ultima dovrebbe essere ottima per lo snorkeling ma è piuttosto nuvolo, e il mare abbastanza mosso, tentiamo un po' di snorkeling ma senza grossi, risultati.


(Da slippahs on Po'ipu Sheraton beach)


(Po'ipu beach park)

Di ritorno verso l'albergo ci fermiamo allo Spouting Horn (prontamente ribattezzato SPUTING horn), un blowhole ovvero un buco verticale nella roccia lavica che collega la scogliera con il mare, quando le onde investono la scogliera l'acqua viene "sputata" attraverso il buco dando luogo ad un effetto tipo geyser.

Ti devo dei soldi?

Ogni tanto capita di vedere scritta in giro o di sentire qualche nuova parola in pigdin e sono sempre divertentissime.
Ad esempio abbiamo imparato che per chiedere "come va?" si può dire: howzit che è la contrazione di How is it going? Oppure che per dare più enfasi a una affermazione si dice: to da max! Ad esempio: Da waves was big to da max! (Quelle onde erano veramente grandi!).
Ma la più bella di tutte, se qualcuno ti fissa, gli puoi dire: Brah, I owe you money o' wot?. Ovvero: "Amico, ti devo dei soldi o che cosa?" (in pratica: ca..o guardi?).

Da slippahs on Kekaha beach

Dis one is TOTALLY for you, Rowena!

Kaua'i (1)

Siamo arrivati a Kaua'i, conosciuta come the garden island, per la sua vegetazione.
Kaua'i è la più autentica, rurale e incontaminata delle isole hawaiiane e per questo quando Hollywood deve girare scene di natura selvaggia sceglie Kaua'i.
Sono stati girati qui i tre Jurassic Park, molte delle scene di Lost, King Kong, etc.

Il tempo non è splendido, rinunciamo alle spiagge e ci dirigiamo a sud-ovest, per visitare il Waimea canyon.
Lo spettacolo del canyon è fantastico, ricorda veramente, in piccolo, il Grand Canyon, come tutte le guide turistiche riportano.



Purtroppo il tempo è molto incerto e a tratti piove, rinunciamo quindi, a malincuore, a fare qualche trail lungo i rim del canyon.
Arriviamo in fondo alla strada che costeggia il canyon al Kalalau lookout, da cui si gode (o si dovrebbe godere) di una vista mozzafiato: il mare da una parte e la Koke'e valley dall'altra, purtroppo siamo in mezzo alle nuvole e la visibilità è zero, ma in uno sprazzo di luce le nuvole si aprono e ci appare la vallata di Kalalau con in fondo il mare.



Al ritorno verso il nostro albergo, che si trova a est a Kapa'a, ci fermiamo a dare un'occhiata a Kekaha beach, patria della nostra amica Rowena, che ci legge qui sul blog e che ci ha dato preziosissimi consigli sulla sua isola.
Ci teniamo le altre spiagge per domani, sperando che il tempo sia migliore.

Prima di rientrare in albergo sosta da TnT un truck lungo la strada che fa steak-burgers ovvero hamburger fatti con le parti nobili del manzo, quelle normalmente destinate a bistecche.
Un po' cari ma DAVVERO succulenti!

Hawaiian Luau

Stasera Luau! Da giorni stavamo aspettando con impazienza questa tipica festa hawaiana. Abbiamo avuto una botta di fortuna incredibile e siamo riusciti, senza prenotazione, ad entrare all'Old Lahaina Luau, il migliore luau di tutte le hawaii secondo gli stessi abitanti delle isole. Sì, certo... è una ricostruzione fatta apposta per i turisti, ma a noi è comunque piaciuto moltissimo.

Abbiamo potuto assaggiare tutti i piatti tipici della cucina hawaiiana, come il "kalua pig" ("pua'a kalua", per i poliglotti), cioè il maiale cotto sotto terra (a qualcuno ricorda per caso il porceddu?), il "lau lau", che ancora una volta è il maialino avvolto e cotto nelle foglie di taro (una pianta tropicale di cui si usano le foglie e i tuberi) e il "poi", un impasto a base di radici di taro che costituisce la base della dieta hawaiana perchè ricco di proteine e fibre e povero di grassi.



Non sono mancate nemmeno le danze con lo spettacolo di hula. Chi di voi sa fare il passo del muschio?





Da slippahs on Black Rock beach

Stamattina sembrava dovesse piovere tutto il giorno. Invece verso le 11 il cielo si è aperto ed è venuta fuori una giornata stupenda.
Abbiamo fatto snorkeling a Black Rock beach, probabilmente la spiaggia più bella di Maui.



Sembrava di essere dentro a un acquario!

Da slippahs on turtle beach

Oggi abbiamo esplorato la costa sud ovest di Maui, quella tradizionalmente più adatta allo snorkeling ma causa il cielo un pò nuvolo e il mare un pò mosso non abbiamo visto granché. Soprattutto la famosa "turtle beach" non è stata generosa: neanche una honu (tartaruga) avvistata.

Maui (2)

Oggi nient'altro che spiaggia, mare e snorkeling.
La maschera/fotocamera/videocamera comincia a dare i suoi frutti!




Alla sera splendida cena sotto il lanai (portico, alle hawaii qualsiasi casa ce l'ha): un paio di piatti presi al super e scaldati nella cucina a disposizione degli ospiti (direttamente nel lanai), un po' di frutta fresca (tra cui un mango buonissimo!) e budweiser ghiacciata... non male...

Da slippahs on Kapalua bay

Dis one stay fo you, Rowena!

Penny's Place

Questo è il lanai di Penny's Place, il B&B che ci ospita:

È un posto fantastico, talmente perfetto e curato che sembra uscito da una scenografia di hollywood.
Siamo qui

Maui (1)

Dopo un volo tranquillissimo sul nostro camper a elica, seguito da un atterraggio da farti schizzare le palline in gola (con tanto di allarmi di stallo che suonavano in cabina di pilotaggio), siamo a Maui, l'isola dei divi di hollywood, dei migliori surfisti al mondo, e dei fricchettoni di ogni genere.

Al noleggio auto, chiediamo fermamente che non ci diano più quell'orrendo cesso della PT Cruiser, ma piuttosto una bella Dodge Caliber con cui ci siamo trovati benissimo l'anno scorso.
Ne hanno una disponibile ma è appena rientrata e deve essere controllata e ripulita. Questione di 10 minuti.
Dopo quasi un'ora (ovviamente), ci danno le chiavi della caliber. scopriamo che è si una caliber ma in un allestimento talmente entry level che probabilmente l'hanno fatta solo per l'autonoleggio di Maui: no vetri elettrici, no chiusura centralizzata, sedile regolabile solo avanti e indietro, per regolare gli specchietti bisogna muovere a mano lo specchio. no copertura del bagagliaio, pannelli interni delle portiere in plastica, niente tessuto. unica concessione al lusso, l'immancabile aria condizionata.

A bordo di questo gioiello del comfort ci dirigiamo verso la famosa e famigerata Road to Hana. E' l'antico cammino che univa la città di pescatori di Kahului a nord con quella agricola di Hana a est.
La strada è stata oggi allargata (ma non più di tanto) e asfaltata, ma sono comunque 75 chilometri di strada di montagna per un totale di 663 curve e 54 ponti a singola corsia: quasi tre ore di guida !

In compenso lo scenario è bellissimo, si passa dalle spiaggie, alle scogliere per poi addentrarsi in una foresta tropicale fittissima interrotta a volte da piccoli ruscelli che formano cascatelle e piscine naturali.

Peccato che quando finalmente sei arrivato a Hana devi rimetterti in macchina e fare il percorso all'inverso!

Highlight della giornata: sosta in un chiosco per comprare un po' di banana bread (in realtà non ha nulla a che fare con il pane, è un plum cake alla banana). Facciamo la conoscenza di un fricchettone locale che quando scopre che siamo italiani quasi si commuove e ci racconta di come uno dei suoi gruppi preferiti siano gli Uzeda (siciliani per la cronaca), un gruppo molto chill-out, che fa sonorità alternative/sperimental/rock in low-fi (leggasi registrano nella cantina di qualcuno e ti spacciano un audio di m..da per una scelta artistica) per un'etichetta indipendente (e come ti sbagli...), un genere di musica che ti mette in sintonia con il tuo spirito etc, etc, etc...
Guarda brah, mi hai proprio convinto, appena torno in Italia vado a comprarmi il loro ultimo CD!

Big Island (3)

Ultima mattina a Big Island, alle 9.40 abbiamo il volo per Maui.
Abbondante colazione al B&B, riconsegna dell'auto (un orrendo cesso di PT Cruiser color puffo metallizzato) in aeroporto e shuttle per il "terminal" voli pendolari della Mokulele Airlines. Il terminal consiste in un prefabbricato con tetto di lamiera e due panche per i passeggeri in attesa. alle 9.30 si presenta un ragazzino biondo, palesemente appena uscito dalla pubertà e con ancora qualche segno di acne. indossa la camicia buona della cresima e si spaccia per il capitano. Incredibilmente risulta vero e siamo costretti a seguirlo a bordo del velivolo.
Fortuna che sapevamo già che l'aereo sarebbe stato questo, altrimenti così sui due piedi, col cavolo che ci saremmo saliti !

Big Island (2)

Oggi abbiamo fatto il giro della costa nord di Big Island fino a tornare a Kona. La parte nord e in particolare la kohala coast è incredibile, si lasciano le distese di lava nera e dopo qualche decina di chilometri ci si trova immersi in pascoli e vallate verdissime.
Nel pomeriggio facciamo sosta a Hapuna beach prima e beach 69 dopo, due delle più belle spiaggie di Big Island. In particolare Hapuna è da cartolina.




Prima di rientrare in albergo ultima sosta per un po' di snorkeling in una piccola baia vicino a Kona (non mi ricordo come si chiama, 'sti nomi hawaiiani sono tutti uguali!!!).
Primo test della maschera/fotocamera... diciamo che ci sono margini di miglioramento nell'inquadratura, però funziona alla grande!





Conclusione della giornata: due bistecche di controfiletto comprate al supermercato, cotte sul barbecue del B&B e mangiate a bordo piscina con budweiser ghiacciata... che vita dura!

Tacos in Hawaii

Stamattina colazione leggera, Pablo, questa è per te!

Big Island (1bis)

Primo giorno a Big Island trascorso principalmente sulla costa sud, viaggiando tra Kona (dove abbiamo dormito il primo giorno) e Hilo, la capitale dell'isola, dove dormiremo stanotte.
Sole e pioggia si sono alternati tutto il giorno, ma poteva andare peggio. Fortunatamente nel toccare terra l'uragano ha perso potenza ed è stato declassato a tempesta tropicale.
Il top della giornata è stata l'escursione notturna per vedere (anche se da piuttosto lontano) il punto in cui la lava del kilauea entra in acqua.


Big Island (1)

Finalmente da ieri sera siamo alle Hawaii. Esattamente siamo a Kona, seconda città dell'isola di Hawaii o 'Big Island' come viene più spesso chiamata.


Questa è la vista dal nostro lanai.


E questa è la zona comune con la piscina che affaccia sull'oceano.

Ora è a tutti gli effetti slippah time!

San Diego

Siamo arrivati. Dopo innumerevoli ore di viaggio, fra voli e scali vari abbiamo finalmente messo i piedi fuori dall'aeroporto. Il Motel 6 San Diego Airport non ci delude: modesto, pulito come sempre ed è effettivamente attaccato all'aeroporto. Ci risvegliamo che è ancora buio, dopo solo poche ore di sonno e ancora scombussolati. Di tornare e dormire non se ne parla, meglio andare da Denny's per la nostra prima colazione all'americana. Mentre eravamo in viaggio ieri pensavo, guardando il sole di Atlanta, che siamo sempre stati fortunati a trovare bel tempo negli Stati Uniti. Bastava chiedere. Oggi il cielo è coperto, c'è un'aria fresca poco amichevole e sembra dover piovere da un momento all'altro.

Dopo la colazione abbondante decidiamo di visitare subito Coronado, la penisola che chiude la San Diego Bay e che una volta era un insediamento coloniale. Ne rimane un'interessante testimonianza, ovvero l'Hotel Coronado, una struttura estremamente lussuosa che spicca per il suo pittoresco tetto rosso e le sue dimensioni inusuali. Peccato per il tempo, sarebbe stato un ottimo soggetto fotografico invece questo cielo lattiginoso rovina tutto.
Mentre ci allontaniamo per vedere altri quartieri della città il cielo decide di perdonarmi per il pensiero sfacciato di ieri e torna il sole. Meno male perché non ero mentalmente preparata ad affrontare l'intera giornata con il pile e la sciarpina al collo.

Dato che siamo nei paraggi vogliamo spingerci fino al confine con il Messico. Non possiamo varcare il confine in auto, nessun autonoleggio lo consente, ma magari si può passare a piedi. Beh, mentre ci avviciniamo la sorpresa è enorme. Avete presente il post di Fabio di settimana scorsa in cui si parla della differenza urbanistica fra USA e Messico? Beh, guardate qua, è visibile a occhio nudo! Il confine purtroppo però non riusciamo a vederlo più vicino di così. Dopo averci scrupolosamente controllato i documenti, un Border Patrol che ci ha trovati attaccati alla frontiera a fare foto ci sollecita ad allontanarci dalla zona di confine che è “molto pericolosa”. Inoltre sarebbe meglio non fare foto. Rassegnamoci, questi americani sparano davvero a chi immigra illegalmente e non vorremmo trovarci in mezzo.



Le mete successive sono il quartiere di Chula Vista e Downtown. Quest'ultimo ospita il Gaslamp, vecchio centro cittadino in cui si trovavano saloon e casinò. Oggi fioriscono invece negozi, bar per turisti e centri commerciali. Qua vicino c'è anche il Petco Park, lo stadio dei San Diego Padres, dove si stanno preparando per una partita.
Ora però è arrivato il momento di dedicarsi alle spiagge.

Ci dirigiamo quindi verso nord, direzione Mission Bay. Qui l'aria che si respira è la stessa di Venice Beach a Los Angeles. Spiaggia enorme e lunghissima, molto ben curata ed affollata, onde capricciose da surf e mare nero, che se non fosse insieme ad una tavola da surf e con la muta non ti ci bagneresti mai. L'ambiente è il solito iper-salutista californiano. Solo ragazzi palestratissimi e rigorosamente con i pettorali in bella vista, famiglie che fanno jogging spingendo una doppia carrozzella con bambini dormienti e belle fanciulle in shorts. Niente alcohol e niente fumo, nemmeno nei parcheggi della spiaggia. I più trasgressivi alzano un po' di più il volume dello stereo.



A la Jolla il panorama è abbastanza diverso. Qui siamo in una zona vip, perciò il vero panorama non sono le spiagge ma le case, che sono dei veri e propri “gioielli”. Ora basta però, è ora di andare finalmente a gustare dei veri tacos! Troviamo posto a “La Fachada” un ristorante familiare che ci fa rimpiangere di non avere più tempo da dedicare a questa città. Il servizio è all'aperto. Cucinano la carne su una enorme griglia proprio di fianco ad un baracchino che serve esclusivamente ispanici doc. Gli americani probabilmente sono dentro nel ristorante vero e proprio con l'aria condizionata ma molta meno atmosfera. Siamo gli unici turisti qua fuori e l'unica lingua parlata (anche alla radio) è lo spagnolo. Per un'ora quasi ci dimentichiamo di essere negli States. Ci serviamo di tacos e gorditas in abbondanza ...sono davvero deliziosi! Ora però è ora di incamminarci. Ci sono molti chilometri da fare e domani dobbiamo vedere Newport, la cittadina più rappresentativa dell'Orange County, e passare la giornata a Disneyland!




Searching for tacos

Cazzeggiando per il centro di san diego, cercando un taco shop per cena, siamo qui.

Finalmente arrivati


dopo 27 ore totali, di cui quasi 18 di volo siamo finalmente a san diego.