Maui (1)

Dopo un volo tranquillissimo sul nostro camper a elica, seguito da un atterraggio da farti schizzare le palline in gola (con tanto di allarmi di stallo che suonavano in cabina di pilotaggio), siamo a Maui, l'isola dei divi di hollywood, dei migliori surfisti al mondo, e dei fricchettoni di ogni genere.

Al noleggio auto, chiediamo fermamente che non ci diano più quell'orrendo cesso della PT Cruiser, ma piuttosto una bella Dodge Caliber con cui ci siamo trovati benissimo l'anno scorso.
Ne hanno una disponibile ma è appena rientrata e deve essere controllata e ripulita. Questione di 10 minuti.
Dopo quasi un'ora (ovviamente), ci danno le chiavi della caliber. scopriamo che è si una caliber ma in un allestimento talmente entry level che probabilmente l'hanno fatta solo per l'autonoleggio di Maui: no vetri elettrici, no chiusura centralizzata, sedile regolabile solo avanti e indietro, per regolare gli specchietti bisogna muovere a mano lo specchio. no copertura del bagagliaio, pannelli interni delle portiere in plastica, niente tessuto. unica concessione al lusso, l'immancabile aria condizionata.

A bordo di questo gioiello del comfort ci dirigiamo verso la famosa e famigerata Road to Hana. E' l'antico cammino che univa la città di pescatori di Kahului a nord con quella agricola di Hana a est.
La strada è stata oggi allargata (ma non più di tanto) e asfaltata, ma sono comunque 75 chilometri di strada di montagna per un totale di 663 curve e 54 ponti a singola corsia: quasi tre ore di guida !

In compenso lo scenario è bellissimo, si passa dalle spiaggie, alle scogliere per poi addentrarsi in una foresta tropicale fittissima interrotta a volte da piccoli ruscelli che formano cascatelle e piscine naturali.

Peccato che quando finalmente sei arrivato a Hana devi rimetterti in macchina e fare il percorso all'inverso!

Highlight della giornata: sosta in un chiosco per comprare un po' di banana bread (in realtà non ha nulla a che fare con il pane, è un plum cake alla banana). Facciamo la conoscenza di un fricchettone locale che quando scopre che siamo italiani quasi si commuove e ci racconta di come uno dei suoi gruppi preferiti siano gli Uzeda (siciliani per la cronaca), un gruppo molto chill-out, che fa sonorità alternative/sperimental/rock in low-fi (leggasi registrano nella cantina di qualcuno e ti spacciano un audio di m..da per una scelta artistica) per un'etichetta indipendente (e come ti sbagli...), un genere di musica che ti mette in sintonia con il tuo spirito etc, etc, etc...
Guarda brah, mi hai proprio convinto, appena torno in Italia vado a comprarmi il loro ultimo CD!

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