Le slippahs tornano a casa

Siamo a Newark, stiamo per imbarcarci sul volo di ritorno. È stato tutto bellissimo.

Da slippahs in Central Park (NYC)

Anche se non siamo più sulle spiagge è ancora (anche se per poco) slippah time! Siamo qui.

Aloha, Hawai'i

Oggi è l'ultimo giorno a Oahu e l'ultimo alle Hawaii, nel pomeriggio partiremo per NYC.

Siamo emozionati all'idea di andare a New York, ma molto tristi all'idea di lasciare le isole.
E' stato un viaggio stupendo che ci ha permesso non solo di vedere posti bellissimi, ma anche di conoscere una realtà, una popolazione, uno stile di vita molto lontani dai nostri e meravigliosamente affascinanti.
E' difficile spiegare in poche parole perchè le Hawaii e la sua gente siano così affascinanti, è un insieme di piccole cose, dai ritmi rilassati (molte macchine hanno sul paraurti l'adesivo: "SLOW DOWN. This is not mainland", rallenta, qui non siamo in continente), alle tante piccole cortesie quotidiane (ho chiesto a un gruppo di surfisti se sapevano dirmi dove comprare una bottiglia d'acqua e loro me ne hanno lanciata una dal loro enorme frigo, commentando: "Enjoy, brah!"), al rapporto di amore profondo e viscerale che hanno con la natura e soprattutto con il mare.
A dir la verità basta una sola parola per spiegare tutto questo: ALOHA, ma bisogna conoscere le Hawaii per capire cosa realmente ALOHA significhi.

Mahalo Hawai'i, grazie per tutto quello che ci avete regalato.

Sulle tracce di Obama

Si dice che Obama quando era bambino passasse intere giornate a Sandy beach, sulla costa sud-est di Oahu e tuttora, quando viene sull'isola, non perde l'occasione per tornanarci.

Oggi verificheremo se Mr.Obama ha ragione, andiamo infatti alla scorperta delle spiagge della costa di windward (ormai abbiamo imparato!) di Oahu fino alla famosa North Shore, passando per Sandy beach.
La prima sosta è ad Hanauma Bay, una riserva naturale che si trova in una baia con una forma di 3/4 di cerchio pressoché perfetta. Hanauma bay è nata dal crollo della parete di un vulcano verso il mare. lasciando esposto, appunto, il cratere circolare, sul cui fondo, nei millenni, si è formata una bellissima barriera corallina.
Ci eravano già stati l'anno scorso e lo snorkeling era stato stupendo, avevamo infatti visto lì la nostra prima honu (tartaruga). Quando arriviamo alla spiaggia il parcheggio è chiuso. Per preservare la baia infatti gli ingressi sono regolamentati. Dobbiamo rinunciare (torneremo verso sera) e proseguire.
Passiamo da Sandy beach, è bellissima ma inavvicinabile, le onde e le correnti sono tremende, il paradiso dei surfisti, l'incubo dei beachgoers (bagnanti mi faceva vecchio, preferisco il termine americano!!!).
La spiaggia successiva è La'ie, molto bella, sabbia bianchissima, acqua ideale per il primo bagnetto della giornata. Appena fuori dall'acqua però tempo di asciugare un po' il costume e fuggiamo perché un piccolo ma rumoroso gruppo di romani ha deciso che quella spiaggia era il luogo ideale per una conference call con tutti i relativi parenti...
Sunset beach, come dice il nome stesso, è quella da cui si gode il miglior tramonto. E' bellissima ma non molto frequentata salvo dalle comitive di giapponesi che vengono scaricati qui, il tempo di un centinaio di foto e poi di nuovo tutti sul pullmino che li porta alla prossima tappa.
In direzione della prossima spiaggia capitiamo per caso su una spiaggetta non indicata se nessuna guida.
Vediamo una piccola folla sulla spiaggia e capiamo subito: honu!
Scendiamo sulla spiaggia e ci sono 4 o 5 tartarughe che sonnecchiano sulla spiaggia, altrettante in acqua che gironzolano vicino alla riva.
Entriamo in acqua e le honu, come se fossero curiose, si avvicinano dandoti ognitanto un colpetto di pinna sulla gamba.
E' bellissimo!
Dopo Sunset ci fermiamo a Pupu'kea, spiaggia non ce n'è ma la lava ha formato una specie di frangiflutti, dando origine a una enorme piscina naturale dove l'acqua è calmissima, limpida e bassa, le condizioni sono ideali e infatti facciamo uno snorkeling FANTASTICO!
Più avanti arriviamo a Waimea, dove in inverno ci sono le onde che hanno reso North Shore famosa in tutto il mondo. In estate è una spiaggia molto più tranquilla, pochi turisti, bell'acqua anche se fredda e uno scoglio da cui si tuffano i soliti impavidi ragazzotti del posto.

Il ritorno lo facciamo nell'entroterra, attraversando le piantagioni di ananas della Dole (le più grandi del mondo) e torniamo a Hanauma bay.


(Le sterminate piantagioni di ananas Dole)

Prepariamo maschera e pinne e in tutta fretta ci buttiamo a snorkelare. L'acqua è molto torbida e non si vedono moltissimi amici pinnati, andiamo alla ricerca di qualche honu con cui nuotare ma non ce ne sono.
Peccato, Hanauma non è stata molto generosa con noi.

Ci cambiamo in macchina nel parcheggio e di corsa a cena in un posto che l'anno scorso ci è piaciuto un sacco e che quest'anno non deluderà le nostre aspettative: Ono Hawaiian Food.

Italiens

Waikiki è fastidiosamente infestata di italiani. Si comportano come se fossero in vacanza a Riccione, escono dall'albergo e vanno in spiaggia con: materassino verde fluo (già gonfiato), ciambellone da un metro rosa fluo (già gonfiato) cuscino per la testa giallo fluo (già gonfiato); due o più sdraio pieghevoli (a volte le portano già aperte), stuoini in cannetta arrotolati, asciugamani da 3 metri quadri l'uno, otto tipi diversi di creme solari, ombrellone e, naturalmente, gazzetta dello sport che si sono portati dall'italia.
L'italiano a waikiki rientra generalmente in una di questre tre categorie:
1) Le coppie in viaggio di nozze. Arrivano in spiaggia tardino (al mattino hanno da espletare i doveri coniugali...) lui boxer aderente, lei costume con perizoma o comunque con slip ridottissimo, non sapendo che per gli americani è fuori luogo, quasi offensivo, vestirsi così in spiaggia. Entrambi hanno enormi occhiali da sole marchiati D&G, Gucci, o peggio i Carrera replica di Al Pacino in Scarface. fanno lunghe passeggiate sulla spiaggia, romantici bagni avvinghiati, e verso mezzogiorno se ne vanno per rinchiudersi in camera.
Non si spostano mai da Waikiki e al ritorno racconteranno agli amici che "le Hawaii sono stupende"
2) I trombatori, incredibile ma vero anche alle Hawai'i c'è l'italiano che viene per cuccare. Si muovono in branchi di 4 o 5 esemplari, indossano slip Speedo (vedi sopra i discorso sul buon gusto...) o peggio costume tipo Borat (giuro, visto di persona, unica attenuante, la parte bassa era a pantaloncino e non a reggipalle), hanno superato la trentina ma hanno fisici scolpiti, si danno di gomito ogni volta che passa qualche americana sopra la soglia della decenza, discutono tutto il giorno su dove andare a "pasturare" alla sera, dove c'è "movimento", etc. Fumano in spiaggia (altra GRANDISSIMA maleducazione) e mangiano solo ed esclusivamente nei (pessimi) ristoranti italiani di Waikiki.
3) Gli improbabili, quelli che non ti spieghi come gli sia venuto in mente di venire fin qui. Un esempio su tutti: bresciano, sosia di Alvaro Vitali, dopo il bagno si è arrotola il boxer color kaki tipo pannolone da incontinente, gira la visiera del cappellino "I LOVE Disneyland" al contrario e sta un'ora in piedi a prendere il sole con quello schifo di coso arrotolato attorno al pacco. Credo che anche il lifeguard volesse andare a dirgli qualcosa, ha rinunciato quando ha capito che era italiano...

A cena dal ciccione

Oggi giornata totalmente dedicata alla cura dell'abbronzatura, la punta massima di attività fisica è stata spostarsi dalla spiaggia alla piscina dell'albergo.
Alla sera siamo andati a cena in un altro dei buchi nel muro che tanto ci piacciono: Fatty's Chinese Kitchen, dove, come dice la lonely planet, "si mangia a uno schizzo di unto dal cuoco".

Due combo platter con generose porzioni di maiale in agrodolce, gamberi in pastella con ananas e tagliolini saltati con verdure, tre coche, il tutto per 14 dollahs!



Da slippahs on Waikiki beach

Eccoci sulla famosissima e iperturistica spiaggia di Waikiki.
Con le dovute proporzioni, Waikiki è una specie di Las Vegas sul mare.
Grandi alberghi con piscina, negozi delle grandi marche (Tiffany, Gucci, Ferrari Store, etc.) donne messe giù da gara, limo e una marea di ristoranti, locali e attrazioni, fatte apposta per sfilare soldi ai turisti.
La differenza fondamentale è che qui non ci sono i casinò. Le Hawaii, sono l'unico stato insieme allo Utah in cui è vietato il gioco d'azzardo.

Qui il mare è praticamente una piscina ma, complice anche il fatto che è il weekend, c'è una folla non indifferente che ci fa rimpiangere le spiagge praticamente deserte di Maui e, soprattutto Kaua'i